venerdì 17 dicembre 2010

LETTERA A TUTTI I GENITORI E AI FIGLI..(DI R.SANTONI, dirigente scolastico, Bassano Romano 2004)

"Tu che sei nato prima del 1970 o giù di lì, a ben pensarci è difficile credere  che siamo vissuti fino ad oggi!
Da bambini i flaconi dei medicinali non avevano delle chiusure speciali. Bevevamo l'acqua dalla fontana, dalla canna del giardino, non da una bottiglia. Che orrore!
Andavamo in bicicletta senza usare il casco. Passavamo dei pomeriggi a costruirci i nostri "carri giocattolo". Ci lanciavamo dalle discese e dimenticavamo di non avere i freni fino a quando non ci sfracellavamo contro un albero o un marciapiede. E dopo numerosi incidenti imparavamo a risolvere il problema..noi da soli!
Uscivamo di casa al mattino, andavamo a scuola a piedi e tornavamo a casa a piedi, da soli; giocavamo tutto il giorno senza che i genitori sapessero esattamente dove fossimo, ma non ci siamo mai persi.
Non esistevamo i cellulari. Incredibile!
Ci procuravamo delle abrasioni, ci rompevamo le ossa o i denti..e non c'erano mai denince: erano soltanto incidenti, nessuno ne aveva la colpa. Avevamo delle liti, a volte dei lividi, e anche se ci facevano male e a volte piangevamo, passavano presto; la maggior parte delle volte senza che i nostri genitori lo sapessero.
Mangiavamo dei dolci, del pane con moltissimo burro e zucchero..ma nessuno di noi era obeso.
Non avevamo la playstation, nè il nintendo, nè videogiochi, nè la tv satellitare, nè il pc. Avevamo semplicemente degli amici. Uscivamo da casa e li trovavamo. Andavamo in bicicletta o a piedi a casa loro, suonavamo il campanello e entravamo, e parlavamo con loro.
Ci inventavamo dei giochi con i abstoni e i sassi. Giocavamo coi vermi e, malgrado le avvertenze dei genitori, nessuno tolse un occhio ad un altro con un ramo e i nostri stomaci non si riempirono di evrmi.
Alcuni studenti ci emttevano più tempo per imparare e dovevano rifare la seconda elementare! I maestri non cambiavano i voti, per nessun motivo.
I peggiori problemi a scuola erano i ritardi o se qualcuno masticava la gomma in classe.
Le nostre iniziative erano nostre. E le conseguenze pure. Nessuno si nascondeva dietro a un altro.
L'idea che i nostri genitori ci vrebbero difeso se trasgredivamo a una legge, non ci sfiorava; loro erano smepre dalla prte della legge. Se ti comprotavi male i tuoi genitroi ti mettevano in castigo e nessuno metteva loro in galera per questo. Anche se non avevano studito, i genitori facevano i genitori e non i "sindacalisti" dei figli.
Sapevamo che quando i genitori dicevano "no", significava proprio NO.
I giocattoli li ricevevamo al nostro compleanno o a Natale, non ogni volta che si andava al supermercato.
I nostri genitori ci facevano i regali con amre, non per i sensi di colpa. E le nostre vit non sono state rovinate perchè non ci diedero tutto ciò che volevamo.
Avevamo libertà e insuccessi, successi e responsabilità, e abbiamo imparato a gestirli.
Abbiamo avuto la fortuna di crescere prima che accettassimo che la nostra vita fosse regolata da qualcun altro. "

martedì 14 dicembre 2010

314 Vs 311..ma il tramonto quando scende?


La luce adesso sarebbe perfetta…perfetta per una fotografia. Perfetta per guardare dentro l’obiettivo, girando per le strade, mettendo a fuoco volti e gesti. Perfetta per sfuggire all’impietosa nitidezza della luce del mattino, che non sa nascondere le ombre. Perfetta per addolcire uno stato d’animo inquieto, che non conosce tutte le sfumature del cielo all’imbrunire. Il prof. Ismael Bartleboom, in “Oceano Mare” (di A.Baricco) compie straordinari studi: un’enciclopedia del limiti, anzi l’ Enciclopedia dei limiti riscontrabili in natura con un supplemento dedicato ai limiti delle umane facoltà. L’ultima voce che descrive, prima del suo viaggio verso il mare, è stata Tramonti.
“Sapete, è geniale questa cosa che i giorni finiscono. E’ un sistema geniale. I giorni e poi le notti. Sembra scontato ma c’è del genio. E là dove la natura decide di collocare i propri limiti, esplode lo spettacolo. I tramonti. Ma non è facile capire un tramonto. Ha i suoi tempi, le sue misure, i suoi colori. […] non c’è un tramonto, dico uno, che sia identico ad un altro.”
Bartleboom ha ragione. Io resto affascinata dai tramonti. Ogni pomeriggio i colori cambiano, la luce è sempre diversa, le nuvole si gonfiano e si allungano mai alla stessa maniera. Eppure accade ogni giorno. Perdonate la digressione romanticamente voluta, ma per fare una fotografia all’Italia di oggi il momento del tramonto mi sembra quello più azzeccato. Forse perché abbellisce. Smussa le forme. Dà tepore anche a un semplice muro bianco. Lo rende meno anonimo. Servirebbe un bel tramonto sull’Italia. Ecco. A tramontare dovrebbe essere la volgarità di una politica corrotta, sudicia in strette di mano sottobanco, con cui si baratta la dignità di un paese per interessi personali. A tramontare dovrebbero essere le solite facce della politica, in piedi mentre sghignazzano sull’ingenuità di chi li ha votati per starsene lì, in un’aula immensa che dovrebbe essere un formicaio operoso., o scivolati sul proprio banchetto in sonni profondi, incuranti del proprio ruolo. A tramontare dovrebbe essere la facile viltà con cui si rinuncia alla bandiera, al colore del proprio partito. Per soldi. O poco meno. A tramontare dovrebbero essere i soliti nomi, che da decenni prendono in giro gli italiani, tirando le fila di una crisi sociale urgente,  prima ancora che economica. A tramontare dovrebbero essere i loro stipendi, perché in fondo in quanto “servitori” dello Stato dovrebbero servire, non essere serviti con il sudore di chi ancora ci crede all’idea di Stato. A tramontare dovrebbe essere la palpabile indifferenza di chi guarda i cittadini da dentro la propria auto blu. A tramontare dovrebbero essere le rappresaglie contro chi manifesta lo sdegno per ciò che accade qui, oggi come ieri e, forse, come domani. Studenti contro la privatizzazione dell’università e dello studio, immigrati senza voce costretti a salire sulle gru, precari senza futuro, operai metalmeccanici della Fiomm, terremotati lasciati soli a raccogliere i pezzi della loro vita, cittadini trattati peggio della ‘munnezza che gli si accumula davanti casa. E nei polmoni. A tramontare dovrebbe essere il tanfo proveniente da Montecitorio. Lì, invece, è sempre giorno. Lì qualcuno ancora se la ride, gonfio di una vittoria provvisoria. Fatta di numeri, non di uomini. Il prof. Bartlebloom ne potrebbe scrivere a dozzine di enciclopedie sui limiti delle umane facoltà se oggi accendesse la tv o sentisse parlare la classe dirigente che ci governa. Fuori intanto è una guerriglia urbana. Perché a tramontare non è neppure la rabbia dei cortei che sfilano per la capitale. E, purtroppo, nemmeno la violenza di estremisti che, di quella rabbia, non conoscono il valore. Tramonta il dialogo, la democratica espressione dei propri diritti. Si accende invece la violenza degli scontri e dei roghi nel cuore della città. Negozi blindati con i clienti dentro. Barricate della polizia. Feriti. Auto e camionette della GF incendiate. I fumogeni colorati per illuminare la nuova gioventù che dice “NO” , sono un ricordo della prima mattinata. Poi i lacrimogeni. Caschi, manganelli, sanpietrini che volano, bastoni. Dal pulpito del potere, i soliti insulti. Si torna indietro al’77. Ma la storia non tramonta mai. Si ripete. C’è chi è stato messo a testa in giù in piazza. Si sono venduti l’Italia. Si sono venduti il nostro presente e il nostro futuro. Non tutto però ha un prezzo, non tutto si può comprare. Perché, come scritto su uno striscione “Voi siete la casta, NOI la maggioranza”… ‘Avevo voglia di urlare, volevo gridare, volevo stracciarmi i polmoni, come Papillon, con tutta la forza dello stomaco, spaccandomi la trachea, con tutta la voce che la gola poteva ancora pompare:
"Maledetti bastardi, sono ancora vivo!’( Gomorra)..perchè tutti insieme “famo paura”…ecco, questo non tramonterà.