martedì 14 dicembre 2010

314 Vs 311..ma il tramonto quando scende?


La luce adesso sarebbe perfetta…perfetta per una fotografia. Perfetta per guardare dentro l’obiettivo, girando per le strade, mettendo a fuoco volti e gesti. Perfetta per sfuggire all’impietosa nitidezza della luce del mattino, che non sa nascondere le ombre. Perfetta per addolcire uno stato d’animo inquieto, che non conosce tutte le sfumature del cielo all’imbrunire. Il prof. Ismael Bartleboom, in “Oceano Mare” (di A.Baricco) compie straordinari studi: un’enciclopedia del limiti, anzi l’ Enciclopedia dei limiti riscontrabili in natura con un supplemento dedicato ai limiti delle umane facoltà. L’ultima voce che descrive, prima del suo viaggio verso il mare, è stata Tramonti.
“Sapete, è geniale questa cosa che i giorni finiscono. E’ un sistema geniale. I giorni e poi le notti. Sembra scontato ma c’è del genio. E là dove la natura decide di collocare i propri limiti, esplode lo spettacolo. I tramonti. Ma non è facile capire un tramonto. Ha i suoi tempi, le sue misure, i suoi colori. […] non c’è un tramonto, dico uno, che sia identico ad un altro.”
Bartleboom ha ragione. Io resto affascinata dai tramonti. Ogni pomeriggio i colori cambiano, la luce è sempre diversa, le nuvole si gonfiano e si allungano mai alla stessa maniera. Eppure accade ogni giorno. Perdonate la digressione romanticamente voluta, ma per fare una fotografia all’Italia di oggi il momento del tramonto mi sembra quello più azzeccato. Forse perché abbellisce. Smussa le forme. Dà tepore anche a un semplice muro bianco. Lo rende meno anonimo. Servirebbe un bel tramonto sull’Italia. Ecco. A tramontare dovrebbe essere la volgarità di una politica corrotta, sudicia in strette di mano sottobanco, con cui si baratta la dignità di un paese per interessi personali. A tramontare dovrebbero essere le solite facce della politica, in piedi mentre sghignazzano sull’ingenuità di chi li ha votati per starsene lì, in un’aula immensa che dovrebbe essere un formicaio operoso., o scivolati sul proprio banchetto in sonni profondi, incuranti del proprio ruolo. A tramontare dovrebbe essere la facile viltà con cui si rinuncia alla bandiera, al colore del proprio partito. Per soldi. O poco meno. A tramontare dovrebbero essere i soliti nomi, che da decenni prendono in giro gli italiani, tirando le fila di una crisi sociale urgente,  prima ancora che economica. A tramontare dovrebbero essere i loro stipendi, perché in fondo in quanto “servitori” dello Stato dovrebbero servire, non essere serviti con il sudore di chi ancora ci crede all’idea di Stato. A tramontare dovrebbe essere la palpabile indifferenza di chi guarda i cittadini da dentro la propria auto blu. A tramontare dovrebbero essere le rappresaglie contro chi manifesta lo sdegno per ciò che accade qui, oggi come ieri e, forse, come domani. Studenti contro la privatizzazione dell’università e dello studio, immigrati senza voce costretti a salire sulle gru, precari senza futuro, operai metalmeccanici della Fiomm, terremotati lasciati soli a raccogliere i pezzi della loro vita, cittadini trattati peggio della ‘munnezza che gli si accumula davanti casa. E nei polmoni. A tramontare dovrebbe essere il tanfo proveniente da Montecitorio. Lì, invece, è sempre giorno. Lì qualcuno ancora se la ride, gonfio di una vittoria provvisoria. Fatta di numeri, non di uomini. Il prof. Bartlebloom ne potrebbe scrivere a dozzine di enciclopedie sui limiti delle umane facoltà se oggi accendesse la tv o sentisse parlare la classe dirigente che ci governa. Fuori intanto è una guerriglia urbana. Perché a tramontare non è neppure la rabbia dei cortei che sfilano per la capitale. E, purtroppo, nemmeno la violenza di estremisti che, di quella rabbia, non conoscono il valore. Tramonta il dialogo, la democratica espressione dei propri diritti. Si accende invece la violenza degli scontri e dei roghi nel cuore della città. Negozi blindati con i clienti dentro. Barricate della polizia. Feriti. Auto e camionette della GF incendiate. I fumogeni colorati per illuminare la nuova gioventù che dice “NO” , sono un ricordo della prima mattinata. Poi i lacrimogeni. Caschi, manganelli, sanpietrini che volano, bastoni. Dal pulpito del potere, i soliti insulti. Si torna indietro al’77. Ma la storia non tramonta mai. Si ripete. C’è chi è stato messo a testa in giù in piazza. Si sono venduti l’Italia. Si sono venduti il nostro presente e il nostro futuro. Non tutto però ha un prezzo, non tutto si può comprare. Perché, come scritto su uno striscione “Voi siete la casta, NOI la maggioranza”… ‘Avevo voglia di urlare, volevo gridare, volevo stracciarmi i polmoni, come Papillon, con tutta la forza dello stomaco, spaccandomi la trachea, con tutta la voce che la gola poteva ancora pompare:
"Maledetti bastardi, sono ancora vivo!’( Gomorra)..perchè tutti insieme “famo paura”…ecco, questo non tramonterà.

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